La trascrivo qui
Incipit. “Erano
lupi notturni, cacciatori clandestini di muri e superfici, bombardieri
impietosi che si spostavano nello spazio urbano, cauti, sulle suole silenziose
delle loro scarpe da ginnastica. Molto giovani e agili. Uno alto e l’altro
basso. Indossavano jeans e felpe nere per camuffarsi nell’oscurità: quando si
spostavano nei loro zainetti macchiati di pittura tintinnavano le bombolette
provviste di tappini adatti a pezzi rapidi e di scarsa precisione. Il più
anziano dei due aveva sedici anni.”
Trama. Alejandra
Varela, detta Lex, critica d’arte esperta di writers, viene incaricata da un
importante editore di realizzare un catalogo dei lavori di Sniper, la leggenda
dei graffitisti spagnoli e non solo. Naturalmente dovrà scovarlo, inseguirlo
nei territori di confine urbani, stanarlo dietro il muro di protezione dei suoi
tantissimi seguaci, cercarne le tracce su internet. E poi, se lo troverà, dovrà
convincerlo a passare dall’altra parte della barricata e a diventare “un
artista” conosciuto in tutto il mondo e adeguatamente pagato. Lex si avventura
in una caccia all’uomo tra Madrid, Lisbona, Verona e Napoli, attraversando un
mondo che è un mix tra gruppi paramilitari, integralisti della purezza del
gesto urbano senza compromessi, fanatici del messaggio sui muri. Ma a cercare
Sniper non è solo il mondo dei galleristi milionari. Lo cerca anche un potente
uomo d’affari spagnolo, con tutt’altre intenzioni: suo figlio, infatti, è morto
cercando di realizzare un’azione che Sniper aveva indicato come obiettivo su
internet. L’inseguimento porterà a una rivelazione e a un regolamento di conti
sorprendente, proprio nel nome di una purezza impossibile.
Stile. Preciso,
analitico, ben strutturato, è in parte un giallo-caccia all’uomo, in parte un romanzo-affresco sulla storia di
un’arte urbana che è anche fenomeno sociale. Perez Reverte guida il lettore con
la consueta perizia del dettaglio. I vari personaggi gli forniscono l’occasione
di raccontare un movimento, le sue azioni e la sua morale, e di spiegare il senso
di dipingere sui muri o fare delle semplici tag come se ne vedono ormai in ogni metropoli
globalizzata.
Pregi. Non è un semplice giallo, anche se ne ha la forma. È anche una sorta di reportage narrativo (l’impronta del grande inviato di guerra rimane) su gruppi metropolitani underground e aiuta forse a comprendere mentalità radicali dell’antagonismo, non solo nel campo dei writers.
Difetti. Al
contrario, potrebbe deludere chi cerca un semplice giallo passatempo – o il
lettore di Reverte abituato ai suoi gialli-romanzi storici che, pur molto
precisi e dettagliati, sono più densi di azione.
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