giovedì 30 luglio 2015

GENERAZIONE. un titolo, un'idea, un'ossessione. un viaggio a piedi. un nonno. un secolo.

Domani  parto per il Carso, con zaino e niente altro, a piedi. 
Sulle tracce di mio nonno Mariano di cui ho trovato il foglio matricolare della sua ri-chiamata alle armi nel 1915. Fu subito spedito il 24 maggio sul Monte Nero poi sulle Dolomiti, alle Pale di San Martino. Poi ho scoperto che il nonno così mite poi, ma forse anche un po' reso tale da quell'esperienza, era in realtà nel 1917 caporale nel 215 fanteria, della Brigata Tevere, che mi risulta essere era un reparto di Arditi. Chi l'avrebbe detto. Chissà com'era. cerco di immaginarmelo, io che l'ho visto sempre solo anziano, col bastone - aveva 24 anni nel '15, era analfabeta.
Lo vedo attraverso il ricordo di una foto che non so più dove sia, che vedevo da bambino, col baffo che ha sempre portato, in tiro in divisa e la croce di Vittorio Veneto. Almeno uno in famiglia che la Storia l'ha fatta c'è.
Vado verso il "Dosso Faiti" in Slovenia, dove nell'ottobre del 1917 fu combattuta una sanguinosa battaglia per conquistare una sorta di "collina del disonore" all'italiana. Morirono migliaia di soldati per conquistare un dosso di 400 metri, a metà ottobre. Mio nonno fu fatto prigioniero il 7 ottobre.
il 24 ottobre gli austriaci sfondarono poco sopra, a nord, a Kobarid, che noi conosciamo come Caporetto.
Nonno Mariano fu liberato il 4 novembre 1918. Rimandato ai reparti, in una condizione che so - non per racconto diretto, purtroppo, immagino solo la sua sofferenza e il suo groppo, nel dirle, ma da letture di libri sull'argomento - pessime e con l'onta della prigionia avvelenata da quel bastardo del Generale Cadorna, che fu un totale incapace al Comando Supremo delle Forze Italiane ma diede la colpa ai soldati. Solita storia italiana.


A causa di questo, dovette stare sotto le armi ancora fino al 1919, nonostante la guerra fosse finita. Era in una caserma di Roma. ma nel 1919 essere a Roma era come essere in un altro paese. Poi era analfabeta appunto e per tutti quattro anni me lo immagino senza poter comunicare o far sapere in nessun modo a casa di come stesse e se fosse vivo o no.. Provo ad immaginare , ma è inimmaginabile per noi che siamo "sempre connessi"..
Fu mandato in congedo definitivo il 16 agosto 1919. Al paesello suo, Rocca di Mezzo, che è quello dove è sepolto, insieme ai miei, quella mattina del 16 agosto le campane suonavano perché era la festa del patrono di San Rocco.
Chissà se nonno è arrivato in tempo per mettersi a tavola. Dal giorno dopo lo ri-aspettavano i campi, e una ragazza agli occhi celesti di dieci anni più giovane, Antonia - e una storia di generazione, che ancora dura nella mia.
buona estate.
Torno su Facebook anche io il 16 agosto, giusto in tempo per San Rocco.



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