martedì 28 novembre 2017

IL TEMPO E' IL SUO RACCONTO. 3


4.0

Lerner come  Lipperini costruiscono un libro come dispositivo complesso in cui il tempo narrato, e il tempo narrato scritto,  svolgono un’elaborazione del “possibile domani e del “possibile ieri” e sono un tempo alternativo in cui “il tempo” non è più necessariamente un fiume inesorabile, ma un luogo memoriale in cui mettersi in salvo. E in cui mettere in salvo la Storia. La redenzione della Storia ritrova nella memoria la sua stella, che ingloba inevitabilmente il what if, il cosa sarebbe accaduto se, non come semplice esercizio narrativo, ma come principio dell’interpretazione della Storia medesima, dei suoi fatti narrati che influisce costantemente nell’agire presente, nel determinare il tempo a venire.

4.1
Tornando al libro di Lipperini  LADS.
La costruzione memoriale delle vite parallele – parallele anche nel binario assenza-presenza – di Dora e Graziella, la cronaca del suo lavoro e della sua scomparsa, gli intrecci di trame si proiettano sul tempo presente, anche qui  sulle “decisioni narrative” dell’Io-narrante (Loredana/Dora) che nel continuo confronto tra i tempi, introduce una disseminata autoriflessione sul destino. Significativo, credo,  l’episodio del  cosa sarebbe successo se  Dora/Loredana durante l’ultimo incontro con Graziella fosse stata più empatica e avesse cercato di convincere l’amica incontrata, ,  per caso,  dopo un litigio che le separò, a non andare in Libano.
 Questo  ripensamento di una storia rimasta in ombra,  induce Dora a riconsiderare tutto il senso della sua come della nostra vicenda storica, di ciò che ci ha portato ad oggi -  “destino” o “ caso”,  come è il senso di cosa abbia portato Dora stessa senza Graziella – ma grazie a lei?  -   a trovare una strada,  in qualche modo segnata, con il giornalismo la radio, la letterature come era nei suoi sogni – e di come però la morte stessa abbia interrotto  quella della sua   amica geniale – ed è questo aspetto del ripensamento che modifica anche in senso morale, otre che forse teleologico,  il senso del tempo, della storia dei destini generali come di quelli individuali. 

Le possibilità, avute e non avute. L’assenza di chi non le ha avute:  un lavoro del lutto  per l’amica scomparsa (ma anche per la madre, più recentemente)  così da ridefinire  la misure e il valore di ciò che si è vissuto.   Memoria, lutto, dolore. Politica, etica, scelte. Kairos, Storia. Come per lo scrittore protagonista del romanzo di Lerner la vita da concepire, per Dora è la morte di Graziella, ancora inconcepibile, è ciò che genera un’azione.
Una morte dignitosa - la sepoltura, la giustizia per la morte - da un lato, una vita biologica che si fa strada cercando possibilità, Iniziao vita, fine vita, non sono le due colonne d’Ercole dentro cui pass la politica contemporanea? E dunque una narrazione, letteraria, entra di diritto nella discussione politica, perché è là dove si sperimentano i valori che sono in campo. In questo senso fondamentale per il nostro tempo è il racconto. Il tempo riprende senso, si ridisegna in una forma anche nuova, teleologica e politica, dentro il racconto, non dentro un quadro ideologico. Anche se la politica e l’opinione publica, ahimé, non ne tengono conto, specie in questo paese di scarsi lettori.


4.1.1

Nel valutare tutti questi libri alla luce delle teorie esposte da Rovelli, mi verrebbe da dire che La narrazione è l’unica possibilità di esperienza reale del tempo, le altre sono – secondo la scienza –bastate su un tempo lineare, su una logicità concatenata delle cose. Non ammettono variazione, autocritica, ripensamento, aggiustamento che passa invece dal vissuto psichico degli accadimenti..
La narrazione è l’unica possibilità di riconsiderare – salvare? -  anche ciò che del tempo è perduto. Non solo come luogo fissato per sempre, ma perché la memoria è inscindibile dal ripensamento. Il tempo è trasformazione, compreso ciò che si è vissuto. E’ un invito, non significa che del vissuto si deve fare sarabanda emotiva.

Prendiamo ad esempio le illusioni, specie quelle più radicali, della politica, quelle di chi credeva di cambiare il mondo, e che ora pensa siano andate perdute: lo sono, sono,certo,  inattuali – ma come scriveva Marina Cvetaeva ne “Il poeta e il tempo”,  ciò che è contemporaneo non necessariamente è attuale.  Nella narrazione si comprende  quanto dentro tante vittorie pesi un controcanto al buio di sconfitta, e il suo contrario: così l’assenza irrisolta di Gabriella (come in uno strappo del tragico che rinnova Antigone e Priamo, senza il corpo e  neppure un sepolcro su cui piangere) misura per Dora e per il lettore che la segue nella sua scrittura, il valore di tutte le nostre  battaglie. Collettive, personali. Ma neanche segna la necessità che quella storia vada Scritta per sovrascrivere il silenzio su di essa.


4.1.2



su LADS di Lipperini, tenterei anche un ulteriore ipotesi - forse poco ortodosso:  un’interpretazione specificamente “storica” e relativa all’Italia  di questo mutamento dell’ idea di Tempo Storico così come vi sto accennando, tra scienza e letteratura….. Una filosofia della storia ad hoc, per un paese solo: Il nostro.
 Il tempo italiano sembra governato da Saturno, il pianeta della malinconia. Bloccato nel peso del passato non sciolto, impedito al futuro.  Una rivoluzione temporale che trascina con sé sempre macerie. La verità monca della storia di Gabriella e della storia italiana di cui fa parte sono un tempo storico che divora i suoi figli, i sopravvissuti sonnambuli di un tempo storico “del dopo”, che da quel punto morto della storia, esplosa con le bombe e con i troppi morti, non a caso inizierà a definirsi,  ad ogni passo verso il futuro, come un tempo della posterità. O tempo postumo, come i suoi poeti. E la narrazione del Narratore/Dora/Loredana avviene da questo punto di vista.
Ci troviamo a vivere un’epoca in cui per molti il tempo non avanza più, si ripete nella misura di una distanza da un passato. Non offre prospettive.  Ed è qui, che in questa coincidenza di riflessione filosofica del post-moderno, con le sue forme narrative di storiografia, con la sua ridefinizione della storia  proprio attraverso la narrativa, anche di finzione, che LADS intreccia le trame italiane dei misteri, le finzioni,  i fatti irrisolti, i destini individuali. Che presente viviamo? Che possibilità abbiamo di raccontarlo? è efficace ancora il romanzo storico e realista? E il noir, la distopia?

4.1.3
Sono molti e proficui i rimandi di LADS,  polifonia di significati capace di  mescolare i generi, è un “conglomerato” di forme del romanzo. Andrebbe svolta  – per citare solo qui qualche parentela italiana,  in qualche modo si apparenta al lavoro negli anni di uno scrittore come  Giuseppe Genna (in uscita col suo nuovo “History” )  o del collettivo Wu Ming  (ma aggiungerei anche il bravo Davide Oreccchio, specie con l’ultimo libro”Mio padre la rivoluzione”) in cui prevale la distopia finzionale su cui si innesta la verità storia e dall’altra di un’autofiction ormai classica , si potrebbe ironicamente definire  post-Walter Siti . Ma poi c’è un recupero anche della storia, non semplicemente come romanzo storicocome è stato       “ La Gemella H”  di Giorgio Falco e del suo  recupero (anche come gesto politico-letterario) della autobiografia personale nell’ultimo  “Ipotesi di una sconfitta”, anche qui un ripercorrere il secolo dentro uno svolgimento dei destini personali. Lo stesso lavoro dentro la storia che contraddistingue i romanzi di Helena Janeczek, siaLe rondini di Montecassinoin cui la Storia è una memoria sopravvissuta di una battaglia ma anche di tutte le storie in dividuali che dal presente ri-tendono a quel punto storico, sia l’ultimo “la ragazza con la Leica che introduce un altro elemento, nel racconto delle biografie di Gerda Taro e Robert Capa: quanto dobbiamo della memoria storia anche al fissarsi di un’istantanea, quanta percezione del presente storico, allo stesso modo, dipende dal guardarlo sempre come un archivio di immagini (mediatiche). Insomma quello che vorrei dire è che la migliore filosofia politica a cui dovrebbe attingere “la politica” secondo me si sta scrivendo ei romanzi che indagano questi nodi tra memoria, storia e presente. 


4.1.4


Per contrasto e solo per breve deviazione vorrei accennare anche per alcune significative tangenze con uno dei libri in oggetto qui,  ad un libro di cui si è molto parlato : il romanzo di Teresa Ciabatti, “La più amata”. Di questo romanzo mi interessa sottolineare qui solo la differenza di approccio ad una materia personale E storica insieme, per definire forse una diversa sensibilità al tema del tempo e della storia, approfittando del fatto che le vicende narrate vanno a sovrapporsi per un tratto al segmento storico narrato da Lipperini – tra metà anni 70 e metà anni 80 soprattutto - . “La più amata” è un romanzo in cui l’autrice non sembra però interessata dalla concezione di una Storia e non ha la ricchezza di costruzione e di senso – da questo punto di vista - che ha “LADS”. Forse un segno generazionale ? il non aver voluto  cogliere (perché è mancato il vissuto politico, perché forzata da una visione catodica della realtà?) la ampiezza di risonanze degli innesto tra storia personale e la Storia collettiva che ha LADS. 

Pur avendone un’occasione incredibile,  a partire dalla biografia narrata nel libro,  quella del personaggio Teresa-la-bambina e di suo padre, primario di provincia: la oro Villa di Orbetello era piena di frequentazioni che facevano capo all’amico e sodale di massoneria e Gladio del padre di Teresa, il proprietario della non lontanissima Villa Wanda nell’Aretino, quel Licio Gelli che è uomo chiave per molte cose dell’Italia del passato, compreso l’omicidio di Graziella Di Palo nella catena di collegamenti degli eventi. Questo fa di LPA un testo bidimensionale, rispetto a LADS . Nella misura in cui un autore è rappresentante di una generazione anche nolente, quella di Ciabatti nata dalla metà anni 70 in poi, è quella del riflusso individualistico nel consumo degli 80-90, distante e opposta alla generazione di Dora e Graziella, capaci di interpretare in modo tridimensionale la Storia di cui siamo parte.
( Lo fa invece molto bene, pur parlando apparentemente molto di Privato un grande romanzo buddenbrookiano  come quello di Edoardo Albinati, “La scuola cattolica”.)

5.0


In questo quadro in cui si collocano assieme la scienza di Rovelli, la narrativa di Lerner e Lipperini,  in cui cerco di individuare la possibilità di riconsiderare il nostro senso della storia (e se la storia fin qui vissuta abbia un senso), vorrei introdurre ora un filosofo e saggista come  Giorgio Agamben, che dei temi del tempo si è occupato come filosofo, ma che nell'ultimo libro preferisce del suo "studio" fare un' "autoritratto".

Nel prossimo capitolo

1 commento:

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