“Non te lo sei meritato Tommaso Labranca! ”. Fatemi iniziare con una provocazione: Michele Apicella si rivolgerebbe così all’avventore qualunquista e populista di un bar di oggi, 2020, il quale direbbe (anzi dice, basta andare nei bar ) le stesse cose qualunquiste sugli italiani che “stavano bene a pascolare le pecore!” del suo omologo comparso in Ecce Bombo.
. Avrebbe avuto ragione Apicella, se questa scena fosse
realmente accaduta (o girata) perché
naturalmente l’avventore non avrebbe meritato l’intelligenza luminosa che
Labranca utilizzò per difendere quel tipo di persone.
L’avventore nulla avrebbe saputo dello scrittore che più
aveva difeso quel segmento sociale nel mirino di Apicella/Moretti e che
genericamente oggi chiamiamo popolo o massa o pubblico ecc. E tuttavia, per
quanto Labranca si sia schierato contro gli snob a difesa e a appassionata
interpretazione dell’estetica televisiva del dopoguerra nella quale egli stesso
era cresciuto, è finito per diventare autore di nicchia, colpevolmente dimenticato
però anche dal segmento più colto e cool, ovvero anche da tutti quelli che oggi
usano (a sproposito) le sue formule estetiche.
Arriva dunque al momento giusto il libro di Claudio
Giunta “Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca”
( Il Mulino). Chi era l’autore di libri come “Andy Warhol era un coatto”
o “Estasi del pecoreccio “pubblicati da Castelvecchi a metà ani 90, o del più noto “Chaltron Escon”
pubblicato da Einaudi? chi era l’autore di programmi Tv, tra cui il più famoso ”Anima
mia” di Fazio in cui Labranca era anche in scena? E chi era l’infaticabile
produttore di fanzine, riviste, articoli, pubblicistica di ogni tipo, commissionata,
commerciale o underground, originale e
marginale insieme? Era un scrittore. Totale. Un autore che esplorava il mondo
della “popular colture” tra Tv musica e cinema, con lo strumento della
scrittura, tenendo in background i canoni della cultura alta, senza farne Verbo
o Pre-Giudizio, usandoli come strumenti seri per oggetti estetici presi con
serietà seppur affettuosa e bonaria.
come avrebbero fatto
i critici d’arte con le opere, le ri-creano. Labranca fece questo. Raccontò ma
forse ri-creò, nella posizione di uno scrittore che descrive una “commedia
umana” - l’Italia trasformata dalla Tv. Che era un paese-senza la
consapevolezza di essere quella trasformazione. Come accaduto attraverso la letteratura
(e questo Giunta lo sa meglio di tutti in quanto studioso della storia delle opere e degli
scrittori dal Medioevo a oggi) la “lingua italiana” si formò senza che
esistesse una realtà geopolitica e sociale chiamata Italia. L’unità del regno e
poi il Fascismo fecero solo i primi passi, il cammino verso il “paese Italia”
si fece però con la repubblica, la democrazia e la Televisione.
Un paese ancora in gran parte illetterato, non scolarizzato,
era già all’ascolto dell’italiano standard di Mike Bongiorno nel 1954 e solo
nel 1963 sarebbe arrivato il compimento della scuola obbligatoria. L’Italia si trasforma
ancora negli anni 60 (dalle “pecore” all’Italia “industriale” direbbe
l’avventore) ma passati conflitti degli
anni 70 è la scolarizzazione media di massa e la Tv che prendono forma nel
“paese senza” degli anni 80. Con gli anni 90 la parabole è al culmine, con Berlusconi che da leader dell’Immaginario Tv
divenne politico attraverso la tv.
Giunta fa una simile partizione
Labranca raccontò tutto questo ma dal basso e dall’interno.
Scrisse libri, fece tv, radio, articoli sui patinati. Poi complice una parabola anche umana
tormentata, un carattere difficile, una reale originalità da “cane sciolto” da
ogni ambiente – scivolò nell’ombra, fino ad essere non solo poco ricordato, ma
anche, finché vivo, poco ingaggiato a scrivere, dunque a guadagnare, mettendolo
in difficoltà, alla soglia dei 50 anni in una neo-precarietà simile a tanti
trentenni degli anni zero che tuttavia nulla sapevano di lui. fino a morire all’improvviso a 54 anni in un torrido
giorno d’agosto nell’hinterland milanese di Pantigliate dove da sempre abitava,
vicino alla sua famiglia, immigrata dal sud che in quella suburbia del milanese
si erano stabiliti negli anni 60. Fu noto – ma la formula gli restò attaccata –
come il teorico del “trash” ovvero di tutta quella produzione popolare di
canzoni, programmi, film ecc che tuttavia non va tradotto con “spazzatura”
benché il termine quello significa.
Labranca lo scelse
apposta, partendo dal dato che per la società colta, impegnata, snob, tutta la
produzione pop era tendenzialmente da buttare, per ribaltarlo o quanto meno per
cercare una terza via dell’estetica tra Bello e Brutto. Labranca creoò
concetti, un pensiero e poi una
definizione celebre (per lo meno tra chi come Giunta lo ha amato dai libri e
chi come chi scrive lo ha anche conosciuto e interpellato più volte in radio
su questo) del “trash”: era un’
“emulazione fallita” di un vero mito d’oggi, emulazione del Pop-Mito. per
capirci, Little Tony che ovviamente imita Elvis Presley, ma ben consapevole che
non vuole imitarlo per raggiungerlo, ma
solo emularlo fino a dove gli è possibile rassegnato a non farcela, ma anzi, in
quell’imperfezione non essere solo
“copia” di scarto, ma fondarci la propria identità: Little Tony pur essendo
evidente che imita Elvis, è dunque esattamente solo Little Tony.
Se da un alto è un fallimento che produce anche effetti
comici o grotteschi (e in questo Labranca riprende l’osservazione della
tipologia umana dei “mostri” nell’accezione del suo maestro, Dino Risi,
dall’altra proprio come Risi è umanamente
empatico con quei social tipi, anzi di più: rispetto a Risi, esponente
di una intelligente borghesia colta, Tommaso Labranca ne E’ PARTE di quella
umanità popolare. I
l mito che si aspira a imitare finisce poi per diventare
un’ombra nello specchio. E Little Tony è
felice di essere Little Tony. Labranca è
con lui, come lo sarà con Orietta Berti di cui divenne amico, scrisse una
biografia, adorandola, per la sua semplice accettazione di una medietà
perfettamente coincidente col mondo che voleva esprimere. Quella di una società contadina che si stava emancipando
con il lavoro e la piccola impresa, omologandosi convinta ad un modello piccolo
borghese, aborrito dagli snob, ma vissuto come una vittoria sulla fame e sulla
povertà da chi ne era parte in causa – e Labranca pur senza studi, da figlio di
immigrati pugliesi, padre gommista, divenne autore della Tv e scrittore.
Il suo lavoro sul trash descrive la musichetta dell’ascensore
sociale. Continuavano ad esistere anche delle differenze, non c’è dubbio,
complessità che la produzione colta ha alle spalle un background estetico, mentre invece la produzione
del rock, della tv, della canzone melodica non ha alle spalle nulla, esiste da
sé, nasce acefala e orfana, e poi l’industria
culturale la fissa in un supporto fisico e diventa “opera”.
Quello che contava
nel giudizio per Labranca tuttavia è come veniva fruita e la reazione estetica
che produceva nel soggetto che percepisce un’opera. Il valore della produzione
scritta di Labranca, ci suggerisce Giunta, è di essere stata prodotta da una posizione
in cui tutte le forme estetiche, popolari o della tradizione colta si
intrecciavano in modo “poroso” senza sbarramenti di pregiudizio. Era
l’ibridazione, il melting pot dell’immaginario. Senza immaginare un
mescolamento di alto e basso semplicemente perché quella geometria non c’era Questo perché la produzione estetica è
stratificata, molto dipende dal contesto, dalla capacità di recepire non solo
la Cultura Alta, ma anche un prodotto pop di cui si conosce e capisce la
presenza e si finisce per fruire il più rassicurante e nostrano prodotto – con
parole d’oggi Little Tony è pop a kilometro zero. Labranca non fu solo questo,
fu molte altre cose. Va detto che il libro di Giunta anche se non vuole essere
né una bio/agiografia, né un risarcimento postumo, in un certo senso
restituisce la complessità del pensiero che potremmo definire
sociologico-iconologico di Labranca che forse unico ha saputo leggere i fenomeni
del suo tempo sottraendoli alla dialettica brutto/bello o Alto/Basso. Ma anche
sottratta alla facile enfasi populista reazionaria che si nasconde dietro il
Fantozzi ribelle alla corazzata Potemkin. Così come solo il Villaggio che frequentava
i cineclub nella Genova degli anni 60 insieme a De André e coltivava la novelle
vague poteva scrivere quella battuta, così solo Labranca da Pantigliate, nutrito di Tv in Bianco e nero
rai e poi colorato Fininvest, poteva
scandagliare il “barocco brianzolo” con un sentimento doppio, di serietà iconologica
ma anche di appartenenza a quel contesto che poi quei mobili li aveva in casa.
E tuttavia oggi anche lui potrebbe essere ascritto ai radical-chic perché mai
si sarebbe arreso alla semplificazione. Il pop del popolo secondo Labranca è complessità è ricchezza è apertura
E’ questa la funzione Sordi che Apicella vedeva in termini
semplificati, e oggi viene rivendicata da destra proprio nei termini
semplificati ma erronei di Apicella. Labranca avrebbe invece esaltato il valore
complesso della funzione Sordi ,scrive Giunta che citando Labranca dice
“nessuno dei personaggi di Sordi avrebbe mai espresso un concetto tanto grezzo
e lapidario come quello dell’uomo con cui discute Apicella nel bar. Sordi ,
scrive Labranca è un Suchender, ovvero qualcuno che cerca qualcosa, che aspira
a una condizione di vita diversa.
Il popolo di Labranca è biograficamente quello di chi si è
mosso, messo in cammino e salito sull’ascensore sociale, pur con i suoi difetti
e limitazioni. Il popolo di Salvini è quello che si siede col culo sulle sue
radici padane che non vuole altro che difendere ciò che è senza alcun desiderio
rivendicando un’italianità statica che è il contrario dell’italianità dinamica
che portò il paese alla veloce emancipazione e crescita. Salvini difende gli
italiani e il loro pascolo, Labranca sta col popolo che azzarda farsi moderno.
In qualche modo nella seconda parte della sua vita
un’involontaria nostalgia di quella pulsione avventizia, messianica sarebbe
stata un riflesso nelle pagine di Labranca, così come un’infanzia fata nel
mondo del bambino consumista felice, momento di una felicità spontanea nel
consumare come nell’essere che il Neoproletariato perderà, facendosi adepto della
Eleghanzia, mentre quella felicità monodimensionale nell’aderire al consumismo
senza contraddizioni Labranca la rivedeva nei suoi vicini rumeni. Perché esiste
anche un età dell’oro del consumismo, che rigettala nostalgia agreste di Pasolini,
che non fa epopea dell’emigrazione ma è felicemente incastrato nei “tempi
felici” della fine degli anni 70 inizioanni80, mentre poi si son infognati in
una fissità da coazione a ripetere le tre Effe la trinità totalizzante della
loro vita, Fitness fiction e fashion. I neoprletari imitano i costumi delle élite
economiche, le élite economiche si omologano proletari in un “contagio alla
rovescia” come lo ha descritto Walter Siti.
Sia i neo proletari imitatori dei costumi dei benestanti, sia i ricchi contagiati
dallo stile neoproletario televisivo (il
tamarro da grande fratello, per dire) sono
quelli tutti che assieme stanno in coda
“all’evento” sperando di essere in
lista, trafficando per avere un pass “all areas”.
Il mondo di Labranca è parallelo e contiguo anche
fisicamente al contesto in cui viene alla luce quel che divenne poi suo amico,
lo scrittore Aldo Nove, nella comune Brianza, negli stessi anni – e per lo
stesso editore, però romano, Castelvecchi (Giunta racconta di episodi di
incontri e omaggi reciproci). E forse in
generale si può dire siano complementari, forse Nove era lo scrittore che
Labranca riuscì ad esser così come Labranca è stato il teorico, il fenomenologo
sistematico del mondo che condivideva con Nove e che lo scrittore di Viggiù ha
espresso con i suoi personaggi, ma mai con una riflessione meditata come quella
di Labranca, quasi sistematica, con capacità saggistiche diciamo ‘corsare’. Labranca fu uno scrittore- saggista originale anche
perché era biograficamente in posizione inedita rispetto alla media degli
studiosi, degli intellettuali, dei giornalisti che si occupavano di tv e
costume sociale, anche quelli che più si atteggiano a cool, pop e rock, ciò che
stava succedendo in quegli anni 80 e 90 era qualcosa di inedito che non poteva
essere letto ne con la sociologia o l’antropologia del 900, neppure quella come
Eco (che scrisse di Mike Bongiorno ma degradandolo a mediocre rappresentante della
medietà di messa Italia). Ciò dipendeva dalla posizione biografica 8e dire
biopolitica) in cui si trovava Labranca
he come altri “ci stava dentro” quel contesto in cui il trash emergeva
accadeva veniva consumato (magari però scritto da autori ancora appartenenti al
coté colto).
E’ in quella posizione in cui e in qualche modi ci siamo ritrovati noi (qui
devo per forza passare al personale perché il personale è politico e pure
estetico e sociologico) che venivamo da famiglie di contadini inurbati con la
quinta elementare siamo riusciti a
studiare. Labranca – che era refrattario agli ambienti – scelse di non studiare
all’università ma seguì scuole lingue che gli permettevano anche di essere
onnivoro lettore di stampa e libri e di fatto di essere molto più up-to-date,
senza tirarsela come gli uptodate che sempre ostrano di voler fare il passo emancipatori
fuori dal loro modo d’origine (Eugene de Rubemprè ne “le illusioni perdute” di
Balzac, altro eroe di provincia che però rinnega sé stesso per far parte del
beu monde) Labranca no, resto sempre a Pantigliate, e seppure divenne un certo
punto pagatissimo autore del programma rivelazione della terza rete, fu sempre bastian
contrario tanto da perdere anche quella posizione – più che perderla gettarla
via – I libro di Giunta ha il merito di ripercorre tutto questo con il rigore
(qui è l’anima del docente della Normale) dello studioso che ha fatto una
accurata ricerca filologica di tutta la disseminazione, la depense labranchiana.
Ricostruendo l’originalità, il modello anomalo di scrittore, anche ripercorrendone
l’importanza della vita, non solo delle opere perché se c’è un tratto centrale
è appunto che questa novità della realtà di massa anni 80790 e di essere
materia di formazione esistenziale e fisica, di formare il materiale
l’immaginario dei corpi sociali che crescevano in quegli anni. LA musica pop, i
video giochi o la tv era innanzitutto una reazione psichica e fisiologia, erano
risposta del corpo al medium erano quella che dekerkove – aggiornando i suo
maestro McLuhan – chiamò proprio in quel primi anni 90, la pelle della cultura su cui il medium
esercitava quel massaggio che era di fatto un
cullare entro cui sempre più nasciamo e siamo nati (nativi digitali oggi
rende questo essere da sempre corpo mediatico e non a caso alla fine l’evoluzione
dei media non è il “touch” non è lo schermo sfiorato con la pelle de dito?). La
tv parlava prima al corpo che alla mente in questo sta la sua forza senza
conoscere la quale non si capisce e si disprezza la fruizione televisiva. Labranca ne costruii in fieri un’idea e ne comprese
e descrisse lo “spirito” attraverso un vivere in prima persona e con sincera
passione di fruitore-tra-i-fruitori quella sua fenomenologia di oggetti estetici che preludeva a una
diversa etica del contemporaneo. Rileggere il libro di Giunta è allora uno
squarcio sulla possibilità che avremmo avuto di capire meglio l’era
Berlusconiana e anticipare quella del populismo tra Salvini e Grillo (altro
“eroe della tv “ anni 80 e 90 non a caso, e non a caso i due leader di sinistra
e destra Salvini e Renzi furono alla corte proprio di Mike Bongiorno. Là dove
alcuni vedono qualunquisticamente una grado culturale zero dei Labranca fosse
stato tra noi avrebbe visto la complessità di quella coincidenza. Ci manca,
mancano dagli scaffali le sue opere. Come Averroè per Aristotele, se ne può
capire l’importanza attraverso questo saggio di Claudio Giunta che ha messo la
stessa partecipazione nel ricostruire la vita e le opere di Tommaso Labranca e
illuminare il valore e con esso aprire anche uno squarcio al suo tempo che è il
nostro passato prossimo, siamo nativi trash, anzi noi dovremmo
rivendicare con orgoglio non passatista, ma con quellla inattualità
nietzschiana dirompente e critica di un passato che diventa ombra di una
gestazione di futuro di essere nativi televisivi
Perché Giunta unisce le sue due anime (il docente
universitario, studioso di medievistica e il background generazionale di chi
alla soglia dei 50 anni è cresciuto in un mix di letture scolastiche, poi universitarie,
cartoon giapponesi, musica rock, televisione,
cinema e altri miti d’oggi) per scrivere un libro che restituisca
a Labranca il valore di saggista, di interprete del suo tempo, di osservatore
della società italiana nel suo specchio di elaborazione pop (la Tv, la canzone,
la stampa popolare) ma nella sua singolare, ortiginale e nuova posizione, ossia
di chi ha affinato (seppure in una formazione eclettica) la capacità di capire
i fenomeni di massa, di sapeli leggere realmente per quel che sono, ma per la
prima volta non “accostandosi” a quella massa, anche s con attenzione (lo
scrittore che “va verso il popolo” come scrveva Asor Rosa o l’Umberto Eco di
alta borghesia piemontese e medievista che “si interessa” di fumetti e legge
Linus) ma essendone parte. Nell’antica querelle tra chi sta con la gente
e chi sta su una torre d’avorio, che ancora oggi è viva sia nelal versione
populista italian sia nela versione amercana con Trump, Tommaso Labranca era
altro. Aveva gli stessi strumenti raffinati se pure eclettici e autodidatti , di
chi era colto, ma aderiva con istintiva e innata passione all’oggetto delle sue
intepretazioni. Ebbe però uno strano destino, fu il primo a capire che la
soicetà italian stava cambiando, scrive articoli e poi libri publbicati da
Castelve
COME HO TROVATO IL FAVORE NELLE MANI DEL Dr. Adeleke ... Mi chiamo Agda Noah e vengo dagli Stati Uniti, Washington. Ho sempre promesso di raccomandarti alle persone là fuori che potrebbero anche aver bisogno del tuo aiuto, perché trovare la tua e-mail è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, Dr. Adeleke sei l'uomo più premuroso e compassionevole che abbia mai conosciuto. Ero così giù dopo essere stato senza amore per quasi cinque anni. Ho richiesto un incantesimo d'amore di ricongiungimento e sorprendentemente ha funzionato. Vivo felicemente con l'uomo più adorabile al mondo ed è per questo che ho pregato. Grazie Dr. Adeleke non sarebbe abbastanza, considerando quello che hai fatto per me, così ho deciso di condividere questa testimonianza del tuo lavoro manuale a tutto il mondo per conoscere il tuo buon lavoro per me. Puoi contattare quest'uomo per qualsiasi problema di relazione e anche lui ti aiuterà, tramite la sua e-mail: aoba5019@gmail.com o chiamalo / whatsApp +27740386124
RispondiEliminaSono così orgoglioso e felice di essere qui per condividere questa straordinaria testimonianza, meravigliosa e straordinaria, non riesco a credere che ora il mio ex marito sia qui con me a implorare per tutte le sue azioni sbagliate, dicendomi quanto si sentisse vuoto per tutto il tempo era via, mi ha lasciato e mi ha fatto tanto male dopo un divorzio avvenuto 5 mesi fa. E tutto questo miracolo è successo subito dopo aver contattato il dottor Egwali per chiedere aiuto, sono la donna più felice del mondo oggi direi di averlo di nuovo al mio fianco. È un miracolo per me e la mia famiglia ed eterno piacere e allegria. Sono così felice ora e non so quanto esprimere la mia gratitudine e apprezzamento al Dr.Egwali. Lo consiglio vivamente se hai bisogno di aiuto immediato in quanto è garantito.
RispondiEliminaInviagli un'e-mail oggi /dregwalispellhome@gmail.com o tramite
WhatsApp: +2348122948392